“Servono certezze, regole chiare che vanno fatte rispettare in un quadro di programmazione dei fenomeni, non un alternarsi di notizie di stop and go che inducono a scelte, anche in termine di approvvigionamenti che dovrebbero garantire una riapertura, che solo dopo pochi giorni devono essere disattese creando ulteriori costi a chi già non potrà arrivare né a un pareggio né ad una perdita sostenibile per quest’anno e per chi sa quanto ancora”. Antonella Giachetti, presidente nazionale di Aidda, l’Associazione Imprenditrici Donne Dirigenti di Azienda, commenta così l’ipotesi, al vaglio del Governo, di un irrigidimento delle misure anticontagio a Natale. “Se ora è necessario chiudere, si dica chiaramente, lo si faccia senza cambiare più volte le modalità”.
Giachetti sottolinea tuttavia come chiudere negozi, ristoranti e bar, renda impossibile di fatto l’attività alberghiera e ricettizia, danneggiando l’economia senza evitare gli assembramenti. “Se ci sono folle nelle strade servono più controlli nelle strade, non limitare l’attività di bar, ristoranti e negozi e indirettamente degli alberghi, dove invece le misure anti contagio vengono rispettate: è illogico. Se a Firenze ci sono assembramenti in via Calzaiuoli, servono forze dell’ordine o vigili che aiutino a ordinare gli accessi, non chiudere l’attività dove le persone entrano contingentate e dove sono state predisposte misure di adeguata sicurezza”.
In gioco ci sono l’equilibrio economico di moltissime famiglie, un ingente numero di iniziative imprenditoriali piccole e grandi, diffuse sul territorio e circondate da un rilevante indotto di lavoratori a partita Iva, occasionali ed altre specie che da quelle iniziative traevano la loro sussistenza. “Tutto questo tessuto economico a rischio porterà un aumento di debito pubblico per il ricorso a forme di integrazione salariale a carico dello Stato e per il deterioramento dei crediti che sono stati elargiti con garanzia pubblica, ad un aumento di crediti deteriorati in capo al sistema bancario mettendo a dura prova l’equilibrio delle stesse” afferma Giachetti.
“La salvaguardia del diritto alla salute, che va sempre e comunque preservata, deve essere unita a provvedimenti messi in atto per garantirla. Se quindi comunque l’organizzazione dei servizi di emergenza e di gestione della crisi non riesce a tutelare la salute ed ora è necessario chiudere, si dica chiaramente, lo si faccia senza cambiare più volte le modalità, ma si pensi a indennizzi seri (e non ristori) rapportati alla perdita del fatturato di tutto l’anno (e non ridicoli su un solo mese), si elimini qualsiasi tributo locale, si blocchi qualsiasi versamento, in altre parole: si garantisca la sopravvivenza alle imprese perché ogni realtà che verrà meno sarà un costo molto maggiore per tutto il nostro Paese”.